Un piccolo libro su un importante architetto del secolo scorso di cui si ammira il lavoro, per quelle «affinità di spirito in relazione alle forme» di cui ha parlato Henri Focillon nel descrivere il concetto di “famiglia spirituale”. Uno studio senza alcuna pretesa di esaustività che, attraverso la disanima delle architetture più rilevanti di Eiermann, ritenendole, evidentemente, lezioni in grado di offrire soluzioni e modalità di approccio del tutto operanti per l’oggi, si offre soprattutto ai giovani architetti e agli studenti. Lezioni di metodo e un vasto repertorio di soluzioni tecnico-formali, quelle dell’architetto tedesco, rinvenibili soprattutto nelle opere, esatte e concise, caratterizzate da un estremo rigore compositivo, e non soltanto nelle teorie che le hanno presupposte. Opere “operanti”, anche in quanto emblematiche più che paradigmatiche, di un complessivo punto di vista sull’architettura, sul suo farsi a partire da alcuni riconosciuti princìpi teorici che appunto verificano o emendano o ampliano. La figura di Eiermann e la sua ricerca, sulla modernità e il suo “futuro”, per troppo tempo trascurate ma recentemente riconsiderate da Frampton, mettono in luce e in questione una singolare relazione tra le forme della costruzione, a volte esibite a volte celate ma mai tradite, e il sistema rappresentativo figurale dell’architettura. Forme del carattere che metaforizzano l’atto costruttivo senza mai scadere nelle scocche pellicolari di questi anni ma tenendo sempre chiaro e in vista una essenziale propensione tettonica.
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